Il Centro “Maria Montessori”,  la cui finalità è quella della cura e del recupero dei minori affetti da disabilità fisica, psichica e sensoriale, nasce all’inizio degli anni settanta, ispirato alla metodologia montessoriana, grazie alla sensibilità della dottoressa Lidia De Petris Chelli, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Fermo, che si era resa interprete del clima di sensibilità civile sviluppatosi in Italia tra gli anni sessanta e settanta nei confronti delle situazioni di ricovero in Ospedale Psichiatrico, in particolare di quelle dei minori.

 

Veniva  così anticipato un processo di deistituzionalizzazione di quella parte dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale in cui i minori erano ricoverati, intuendo come attori differenti, ancor prima di un più corposo intervento dello Stato e delle Regioni, potevano, coordinandosi, dar luogo alla realizzazione di un progetto che permettesse un trattamento terapeutico e riabilitativo  alternativo al ricovero.

 

In maniera semplice e naturale era stata messa in atto la collaborazione tra un piccolo gruppo di persone, quella che oggi definiremmo come espressione della società civile e del volontariato, per coordinare una serie di interventi  e di competenze di differenti Enti che permettevano di operare in una situazione di semiresidenzialità, in alternativa al “manicomio”.   

Così la Provincia proseguiva la sua opera istituzionale attraverso un intervento economico, il Ministero della Pubblica Istruzione assicurava la presenza delle Insegnanti Elementari delle Classi Speciali, cui altre Insegnanti erano state associate per meglio svolgere il compito educativo,  il Comune di Fermo i trasporti e l’adeguamento dei nuovi locali in cui il Centro a questo punto si era trovato a operare.

 

Un’attenzione particolare, in questa  breve storia, va posta nei confronti dell’Opera Pia Brefotrofio, Istituzione di Pubblica Assistenza e Beneficenza (I.P.A.B.),  che aveva, fin dall’inizio, fornito i locali in cui cominciò a operare il Centro Maria Montessori, Centro che nel frattempo aveva ottenuto il riconoscimento del Medico Provinciale di Ascoli Piceno, (Decreto del 13.06.1972) condizione necessaria alla successiva Convenzione   ottenuta con il Ministero della Sanità (Convenzione del 7 marzo 1978 Ufficio Registro Fermo 17.03.1978 n. 879 Vol. 104 Mod 2). 

 

I locali forniti facevano parte del Collegio Maschile dell’Opera Pia, intitolato a Luigi Antonini, il Campanaro del Duomo che nella seconda metà del Settecento, aveva raccolto dalla strada, accogliendoli nella sua abitazione, i ragazzi abbandonati, insegnando loro anche  a leggere e a scrivere.

 

 

Lo spirito con cui  Antonini aveva realizzato il viaggio a Roma, a piedi, con una settantina di questi bambini, per sensibilizzare e spingere le alte gerarchie ecclesiastiche a un intervento economico per ottenere una prima struttura in cui raccogliere, fino al compimento della maggiore età, i ragazzi dalla strada, si lega in qualche modo a quello che ha fatto sì che si giungesse alla nascita dell’attuale Centro Montessori.

Episodi tutti della storia dell’assistenza che a Fermo è documentata fin dalla fondazione dell’Ospedale S.Maria della Carità, nel 1341,  e dalla donazione di un grande patrimonio, nel 1417,  da parte di Matteo Mattei (tenuta di Roccamontevarmine ) per “i poveri, deboli, vaganti senza sussidio”. 

Dal 1529 l’Ospedale S. Maria della Carità si trasforma definitivamente in struttura deputata ad accogliere gli “esposti” (minori abbandonati), le femmine fino al compimento del 20° anno di età, i maschi, invece,   all’età di sei/sette anni venivano di nuovo  abbandonati alla “pubblica carità”, ove non fosse stato possibile affidarli a “buone famiglie senza figli o ad artieri”, almeno fino all’istituzione del collegio voluto da Luigi Antonini.

E’ ancora ben conservata l’inquadratura in pietra della vecchia ruota di accettazione con incorporata una lapide che porta la data del 1576 ( in via Don Ernesto Ricci – Collegio Artigianelli).

 

Ma torniamo ai primi anni settanta del secolo scorso, allorquando   l’allora  presidente dell’Opera Pia,  il professor Pio Natale, per il progressivo esaurirsi delle finalità istituzionali legate ai minori abbandonati, unitamente ai cambiamenti culturali e del quadro normativo, aveva ritenuto di dover assumere  le funzioni e la gestione del Centro Maria Montessori. Tale percorso di riorganizzazione dell’Opera Pia Brefotrofio  e di ampliamento delle finalità con l’assunzione di quelle del Montessori, si concluse nel 1977, con la modifica dello Statuto dell’Opera Pia, autorizzata con Decreto del Presidente della Giunta Regionale del 4 agosto 1977.    

 

Per il fatto di essere dotata di una équipe medico-psico-pedagogica, e di agire in una situazione aperta, anche in virtù di una stretta collaborazione con la Medicina Scolastica gestita dal Comune di Fermo,  dalla seconda metà degli anni settanta si è sviluppata anche un’attività ambulatoriale sempre più strutturata (riconosciuta come CAR - Centro Ambulatoriale di Riabilitazione dall’attuale convenzione con l’ASUR regionale), accanto alla funzione semiresidenziale (oggi  Presidio di Riabilitazione Funzionale  a ciclo diurno, una delle due sole realtà di questo tipo esistenti nella regione Marche).

 

E’ da rilevare anche come attraverso tale percorso si sia arrivati, sempre alla fine degli anni settanta, al superamento delle classi speciali, con le esperienze maturate attraverso le “Unità Educative”,   prima con la Scuola Elementare del Lido di Fermo del 1° Circolo Didattico e successivamente con la Scuola Cavour del 2° Circolo Didattico, per porre fine  alla separatezza cui i minori disabili erano “destinati” e favorirne l’inclusione nella scuola di tutti. 

 

L’integrazione tra le attività del Centro diurno (PRF a ciclo diurno)  e quelle ambulatoriali (CAR) è, pertanto,  sin dalle origini,  totale, perché anche se costituiscono due diversi settori e livelli di intervento, sono fortemente connessi per quanto concerne l’impostazione metodologica, il tipo di offerta terapeutica, il lavoro dell’équipe multidisciplinare, le direzioni amministrativa e sanitaria.

Oggi la direzione amministrativa del Centro, in virtù della responsabilità dei servizi sociali comunali per la disabilità e le strutture per le età successive al compimento del 18^ anno, svolge anche un’ importante funzione di raccordo tra l’età evolutiva e l’età adulta.  

 

A seguito dell’emanazione del D.P.R. n. 616 del 24.07.1977 che, tra le altre cose, prevedeva il trasferimento delle I.P.A.B ai comuni,   viene avviato un itinerario istituzionale che si concluderà con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 1413 del 16 marzo  1989, che,  con effetto e decorrenza dall’1.11.1988, sancirà l’estinzione dell’Opera Pia Brefotrofio e  il relativo trasferimento del personale, dei beni e dei servizi al Comune di Fermo.

Il Centro “M.Montessori”, pertanto, quale unico servizio attivo e in essere della disciolta Opera Pia, diventa un servizio del Comune di Fermo, pur essendo, a tutti gli effetti, un servizio sanitario, convenzionato con l’Unità Sanitaria Locale (ex art. 26 della Legge 833 del 23 dicembre 1978 “Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale”).  

 

Il Comune di Fermo è attualmente impegnato, insieme alla Asur regionale all’ Area Vasta n° 4, alla Regione e alla Provincia di Fermo, nella ricerca di un itinerario di ridefinizione dell’assetto istituzionale che consenta una ulteriore qualificazione di quella che, a tutti gli effetti, si configura sia storicamente che nell’attualità, come una delle esperienze per l’età evolutiva, più importanti ed efficaci presenti sul territorio regionale, sia sotto il profilo dell’offerta riabilitativa che dell’integrazione scolastica e sociale.